Ah, l'estate! C'è chi la ama ed è già sdraiato a prendere il sole sin da marzo, chi la odia e sin da marzo ha già iniziato a sudare. A meno di chiudersi in casa per 3-4 mesi (o emigrare nell'emisfero opposto), prima o poi con il caldo ed i raggi solari si devono fare i conti. E non importa che si sia al mare, in montagna, al lago, in campagna o sul proprio balcone, il sole picchia duro - a volte più duro di quanto ci si immagini.
In un'altra occasione vi parleremo dell'importanza di proteggere la propria pelle, anche perché siamo certe che già lo sappiate, mentre al momento siamo un po' animate a far conoscere qualcos'altro che, in estate, dovrebbe essere protetto, ossia l'ecosistema marino. E, pensate un po', andrebbe protetto non dal sole, ma da noi che ci proteggiamo dal sole. Che giro, eh? Ebbene, vacanzieri marini, questo post è diretto a voi.
Sembra strano pensare che qualcosa applicato direttamente su di noi, peraltro da noi considerato benefico, possa fare danno all'ambiente, eppure è così. Il nostro sacrosanto diritto a non ustionarci (se va bene) e non sviluppare melanoma (se va male) sta impattando sulle barriere coralline e sull'intero ecosistema acquatico.
Alcune sostanze nocive contenute nei prodotti solari, infatti, entrano nella catena alimentare dei pesci e favoriscono la contaminazione di alghe e barriere coralline. Alcuni scienziati hanno stimato che finisce nelle aree delle barriere coralline dalle 4000 alle 6000 tonnellate di creme solari ogni anno.
Gli agenti chimici si possono accumulare nei tessuti dei coralli, sbiancandoli, danneggiandoli ad un livello anche genetico portando deformità, mutazioni ed anche la morte delle strutture più giovani. Anche nei molluschi e nei ricci di mare si sono trovati danni negli esemplari più giovani. In alcuni pesci, curiosamente, alcune sostanze nei filtri solari han provocato lo sviluppo di caratteristiche femminili negli esemplari maschi - che detta in termini umani potrebbe quasi sembrare una cosa positiva, ma in realtà significa diminuzione della fertilità e della riproduzione. Addirittura hanno trovato accumuli tissutali di creme solari all'interno dei delfini, soprattutto cuccioli.
Quello che appare meno evidente in questa lista, ma forse a livello ambientale è più impattante di tutto il resto, è l'effetto delle creme solari quando entrano in contatto con alcune alghe verdi: pare infatti che le affatichino nella crescita e rendano più difficoltoso compiere la fotosintesi clorofilliana. Questo è di una gravità inaudita, perché la fotosintesi è ciò che procede all'ossigenazione delle acque ed al rilascio dell'ossigeno direttamente nell'aria, permettendo la vita non solo nei fondali, ma anche della superficie. Il 50% dell'ossigeno prodotto a livello mondiale proviene dal mare, consumando contemporaneamente il pericolosissimo monossido di carbonio e l'anidride carbonica presente nell'aria.
Insomma, questi sono i pericoli. Ma a noi dell'Eco di Guppy più che star lì a sobbollire nella percezione dei pericoli e nelle ansie di quanti danni potremmo fare, piace sapere cosa dovremmo fare per migliorare. Dunque, in maniera pratica, come possiamo agire per evitare di danneggiare quel magnifico mondo blu, che è fonte della vita per tutti?
Iniziamo partendo dal fatto che... a prescindere da tutto, non fa male agire intelligentemente quando si parla dell'esposizione solare. Sappiamo tutti come le ore centrali della giornata siano le più pericolose, ed evitando di spiaggiarci stile stella marina sotto il sole del mezzogiorno possiamo anche evitare di doverci spennellare di crema solare con un rullo da imbianchino. L'uso di indumenti con protezione-UV, cappelli, occhiali e ombrelloni permettono di proteggerci minimizzando gli sprechi. Questo non significa che basti stare all'ombra per proteggersi, ma certo si ottimizza l'uso di filtri solari. Anche perché le tecnologie cosmetiche moderne hanno fatto balzi in avanti incredibili, ma comunque cuocersi il cervello sotto il sole a picco non è qualcosa da fare con frequenza, per la propria salute.
Scendendo nel dettaglio di quale crema solare preferire per evitare i danni di cui si è parlato prima, leggere (e capire) le etichette è sempre un'ottima partenza per fare una scelta valida. I principali ingredienti che vanno evitati sono: oxibenzone, avobenzone o butyl methoxydibenzoylmethane, octocrylene, omosalate, octinoxate o ethylhexylmethoxycinnamate. (Fortuna che non sono risorsa mondiale limitata le sillabe, o le avrei finite tutte con questa lista!). In alcuni Stati che basano molto la propria economia sulla salute del mare, per dire, molti di questi ingredienti sono già illegali, ad esempio Palau, le isole Marshall, le isole Vergini, alcune prefetture Messicane, le Isole Keys in Florida e nelle Hawaii.
>Come per ogni altro cosmetico, meglio evitare tutto quello che ha una base di petrolato o ha microplastiche (come molti scrub). Sono evitabili anche i parabeni, i PABA ed il triclosano.
Le creme più ecocompatibili sono quelle a filtro fisico, dunque con una base minerale (solitamente zinco o titanio) che avvolge la pelle schermandola dai raggi UV, ma anche questo non è sufficiente: tra queste, è anche importante evitare le creme solari contenenti nanoparticelle. La dimensione delle particelle però spesso è implicita o non espressa, per questo conviene cercare la specifica che siano microparticelle (più grandi delle nanoparticelle) o proprio esplicitamente espressa come non-nano.
La buona notizia è che creme solari così, quindi con filtro solare fisico senza nanoparticelle, in commercio ormai si trovano. Basta sapere cosa cercare, e fare quello sforzo in più per trovarle. Poi, ma cosa ve lo dico a fare, ci sono ditte come Officina Naturae e la Saponaria che, come al solito, ci stupiscono per la cura per l'ambiente durante tutta la filiera produttiva, packaging incluso, non solo per l'ottimo prodotto. Una coccola per la nostra pelle che non si ripercuote sull'ambiente, proprio come piace a noi. Perché quando compri un prodotto di questa qualità, stai proteggendo sia te stesso che l'oceano - e non è solo il sole a splendere.